Storia di Bacco

La storia del vino nei tempi passati

In Iran le tracce più antiche

La storia del vino inizia in oriente. Il vino è bevanda antichissima, nata in epoca neolitica nel bacino del Mediterraneo (10.000-6.000 anni fa). Successivamente si è diffusa in tutte le zone del mondo a clima temperato. Il più antico recipiente di vino conosciuto risale a circa 7.000 anni fa ed è stato trovato in Iran, nei Monti Zagros, dove tuttora l’uva selvatica cresce spontanea. La Bibbia, nella Genesi, ci racconta di Noè che appena uscito dall’arca pianta una vigna e ne ottiene vino, fornendoci testimonianza del fatto che le tecniche enologiche erano conosciute già in epoca remota. Gli Egiziani furono maestri e depositari di tali tecniche. Con la cura e la precisione che li distingueva, tenevano registrazioni accurate di tutte le fasi del processo produttivo, dal lavoro in vigna fino alla conservazione. Ne abbiamo testimonianza dai numerosi geroglifici che rappresentano con ricchezza di particolari come si produceva il vino destinato ai faraoni. Grazie ai Greci e ai Fenici il vino si diffonde in Europa. I poemi omerici testimoniano ampiamente la presenza e l’importanza del vino: a Polifemo, ad esempio, viene propinato come puro un vino che, secondo le usanze dell’epoca, veniva diluito con 16 parti di acqua.

Grande l’apprezzamento degli antichi romani

All’epoca dell’Impero Romano la viticoltura si diffuse molto, raggiungendo l’Europa settentrionale: furono proprio gli antichi romani a portare la vite in Francia, per esempio. I più celebri scrittori scrissero tanto sul vino che oggi è possibile ricostruire una mappa vinicola della penisola al tempo dei Cesari. Così pure ci è dato di sapere quali fossero le tecniche vitivinicole di quei secoli: a differenza dei Greci, che conservavano il vino in anfore di terracotta, i Romani cominciarono a usare barili in legno e bottiglie di vetro, introducendo, il concetto di “annata” e “invecchiamento”.

Il buon vino medievale

Nei secoli bui del Medioevo il potere assoluto della Chiesa influì fortemente sullo sviluppo della viticoltura. Il vino, ma soprattutto il buon vino, era ancor più sinonimo di ricchezza e prestigio e l’eccellere nella produzione di qualità divenne per alcuni ordini ecclesiastici quasi una ragione di vita. I Benedettini, diffusi in tutta Europa, erano famosi per il loro vino. Quando Bernardo, ex monaco benedettino, fondò nel 1112 l’ordine dei Cistercensi, fu dato ulteriore impulso al tentativo di produrre vini di alta qualità specialmente in Borgogna, obiettivo alimentato anche dalla forte competizione tra le abbazie. Intanto Bordeaux fa storia a sé, dominata non dal potere ecclesiastico ma da interessi commerciali con l’Inghilterra, sempre più interessata al vino di queste zona della Francia. Questo legame vinicolo tra Francia e Inghilterra, nonostante qualche peripezia, è destinato a durare nei secoli. Si comincia a definire in questi secoli il ruolo centrale della Francia nella produzione di grandi vini, ruolo che soltanto negli ultimi decenni ha cominciato a conoscere degni antagonisti, fra i quali l’Italia.

La concorrenza di ciocccolata e caffè

Gli ultimi secoli della nostra era sono stati testimoni di uno sviluppo straordinario delle tecniche vitivinicole. La ricerca e lo sviluppo del vino venne in un certo senso sollecitata dall’arrivo della cioccolata dall’America, del tè dalla Cina, del caffè dall’Arabia e la diffusione di birra e distillati nel XVII secolo, che nell’insieme resero difficile la vita al vino. Per via di queste nuove bevande perse il primato di unica bevanda sicura e conservabile. Ma la tenacia dei produttori ha portata a trovare una qualità sempre migliore per competere con i nuovi arrivati. Parallelamente l’evoluzione tecnologica nella lavorazione del vetro rese più facile la realizzazione di bottiglie adatte e la scoperta del sughero rese possibile condizioni di conservazione ideali.

L’errore dello champagne

Nella Champagne si cominciò a parlare di un monaco benedettino, Tale Dom Perigeo, famoso per il suo perfezionismo quasi maniacale e per il suo straordinario vino. Molti non sanno che l’obiettivo di Dom Perignon era quello di ottenere un vino perfettamente fermo, ma i suoi sforzi erano frustrati da un clima e da un terreno che facevano inesorabilmente rifermentare il vino nelle bottiglie rendendolo spumeggiante.